sabato 9 dicembre 2017

IL SALUTO DEL SOVRANISTA E mi perdoni l’antisovranista Boldrini e la contigua “Zanzara” (Radio 24), impegnati nella sacra battaglia a me e a tutti gli altri malmostosi farabutti fakenewsisti della Rete. E perdoni anche Giacomo Leopardi… A dopo.


 
Nel salutarvi mi tocca fare, per una volta, ciò che fanno quasi tutti i facebookisti: evitare di raccontare cose che potrebbero essere utili agli altri sapere e alluvionare invece le loro pagine di sollecitazioni al “ma il chissenefrega non ce lo metti?” Almeno per qualche riga iniziale vi devo scassare le gonadi con una cazzatina personale. Che però è la spiegazione del fatto che per un po’ io, pur non privandomi della vostra interlocuzione, vi alleggerirò di miei interventi. Un chirurgo, spero dalle mani sapienti e dal bisturi pietoso, mi dovrà rammendare la spalla scassata da una caduta di motocross e poi lasciata andare in progressivo spappolamento. Uscirò come nuovo, uomo bionico, ma per una mesata dovrò rinunciare a malmenare tastiera e mouse. Ecco, mi sono messo sullo stesso piano di chi vi allieta la giornata con l’imprescindibile comunicazione al colto e all’inclita che “la buona dormita m’ha fatta svegliare lieta come una libellula in volo sul laghetto di ninfee”. O che “la tisana nuova non m’ha fatto affatto cagare”.

Siccome io, come molti di voi blogger, twitter e facebookisti, sono produttore accanito e inveterato di false notizie, in questo ultimo  - pro tempore – intervento voglio fare ammenda e dare spazio, e schierarmi accanto, a coloro che la sacrosanta battaglia contro gli hater (odiatori), falsari e complottisti, la conducono con sommo disprezzo del pericolo e in difesa delle bocche della verità che ci istruiscono e ci spiegano le cose del mondo a partire dall’informazione democratica, istituzionale, professionale, quella, appunto, degli MSM (mainstream media). Ieri venerdì ho avuto di nuovo l’onore di essere chiamato in diretta da uno di questi MSM, la trasmissione “La Zanzara” di Radio 24. Programmino definito da quelli che dalla Zanzara sono stati pizzicati e, spesso, svergognati, “teppista, ignorante, stupido, provocatore, la faccia subumana di Radio Rai”. Non è vero. Pensate, trattandosi della questione di Gerusalemme che il Fior di Zucca ha concordato essere capitale unica e indivisibile di Israele, alla mia obiezione che Gerusalemme fu semmai capitale degli ebrei soltanto per i 50 anni dei regni di David e Salomone, inventati dai fantasisti redattori della Bibbia, la coppia dal pungiglione della verità, Crociani da Roma, Parenzo da casa sua a Tel Aviv, mi hanno ridotto all’impotenza berciando, ma con proprietà di argomenti, che sostenevo Hamas terrorista e giudicavo lo Stato d’Israele criminale.

Che dire, davanti a tanta documentata argomentazione. Passiamo alle sfere più elevate degli SMS, quelle nobilitate dalla presenza e firma della terza carica dello Stato, la nobildonna, cui va riconosciuto il merito di aver aperto le cataratte per le quali va passando il rimedio demografico al nostro calo delle nascite e l’adeguamento del tasso di schiavitù alle nostre esigenze produttive di hamburger e pomodori. Mettendo a profitto della solidarietà umana il meccanismo dei vasi comunicanti, dove nulla si crea e nulla si distrugge, sperimentato e provato da Lavoisier, Laura Boldrini, da responsabile UNHCR, è stata tra i primi a svuotare il Sud del mondo a vantaggio del riempimento del Sud d’Europa. Non è  l’unico suo merito; chissà cosa sarebbe passato nella disattenzione dei nostri governanti, se la presidente della Camera non avesse posto rimedio alla degenerazione dei lavori parlamentari con ghigliottine, canguri e altre limitazioni alle intemperanze dei 5 Stelle.


Boldrini e Soros, santi subito
Ha provato la sua nobilitade con l’appassionata aderenza allo Zeitgeist (si può anche dire vernacolarmente “trend”) che caratterizza la nostra superiore civiltà non lasciandosi sfuggire nessuna delle campagne SMS che sostengono e promuovono i valori delle democrazie occidentali. L’hanno vista alla testa e in vetta alle schiere combattenti, novella Marianna nel quadro di Delacroix, contro gli haters calunniatori delle Ong sorosiane salvavite nel Mediterraneo, contro gli uomini ontologicamente e in toto stupratori e molestatori, da Gheddafi, Mladic o Assad all’ultimo regista accusato da una vegliarda, oggi, ma infastidita nel primo dopoguerra, contro i naziskin che hanno disseppellito il corpo del Fuhrer, gli hanno insufflato nuova vita, lo hanno moltiplicato per partenogenesi e lo stanno installando nei luoghi supremi della governance occidentale ( *).  E vessillifera di  tante altre battaglie, proprio tutte, miranti a corazzare uno status quo costato alle nostre confraternite, legali o meno, tanta fatica costruire.

(*) C’e  chi azzarda una calunnia come quella secondo cui, quanto Trump gonfia a bue il ranocchio nordcoreano per dar modo agli armieri di ingrossare il budget del Pentagono oltre i 1000 miliardi attuali (più di tutti gli altri bilanci messi insieme, 15 volte quello russo), tanto i nazisti 2.0 in cravatta e risvoltino pompano i (loro) virgulti in bomber e cranio rasato (vedi la chiassata e megacontrochiassata ipocrita sul lago di Como), per dare alla loro macelleria sociale, militarista e culturale la scudo dell’antifascismo. Ovviamente pure fake news, no?

Acchiapparli da piccoli per masticarli bene.
Memorabile l’episodio che ha visto questa pasionaria delle verità dettate da un impeccabile, ufficialmente sanzionato, senso comune, piombare su un liceo romano brandendo le tavole della legge. Nella fattispecie, il Decalogo della  lotta alle Fake News da imparare a memoria e con il quale poi vivisezionare le bufale del  Corriere, di Repubblica, della Stampa, di TG1,2,3,5…Ops, ma che dico, la tastiera mi ha preso la mano: le bufale della rete nelle sue varie, degenerate forme.



I ragazzi del Liceo in questione stavano già tralignando perché occupati a solidarizzare con quei compagni  scapestrati del Virgilio che credevano vittime di enorme bufalona per cui la minaccia alla loro storica scuola veniva dalle coppie che si accoppiavano nei cessi, dagli Spada che gestivano lo spaccio di coca nell’aula dell’informatica, dagli scambisti che si davano alla pazza gioia in soffitta, e non dal palazzinaro che già operava negli spazi lì accanto e aveva gettato l’occhio rapace sullo storico edificio nella zona a più alto costo per m2 di Roma. Al sopraggiungere impetuoso della Boldrini, per un attimo gli era sembrato che quella che si avventava su di loro fosse la strega del Mago di Oz e che la loro identità ne sarebbe rimasta compromessa per sempre.

Invece no. Si dovettero ricredere. La strega apparve nelle sue giuste vesti di fata buona che preserva da fake news e ogni sorta di puttanate strumentali tese a ostacolare il progresso dei ragazzi verso la maturazione civica e, grazie ad essa, l’ingresso nel mondo del vero e del giusto. Il mondo di Laura Boldrini.

Il mondo della Boldrini


Un mondo dove ogni cosa torna al suoi posto, nell’ordine costituito che infami haters e, comunque, gente pretenziosa che si costruisce le verità a partire da quello che crede di vedere e capire, insistono a voler mettere in discussione. Un mondo, per esempio, in cui George Soros paga le Ong in mare perché i migranti non vedono l’ora di lasciare casa, terra, paese, famiglia, per farsi assimilare alle stirpi migliori, comunque più bianche e non miscredenti. Dove, recentissima, secondo un intelletto tra i più qualificati del nostro tempo, vicepresidente ai tempi in cui Washington riduceva in brandelli sette paesi, il pifferaio di Mosca è riuscito, non solo a impedire la vittoria inquestionabile di Hillary, cara al “manifesto”, non solo a comprarsi a suon di rubli Di Maio e Salvini, ma addirittura a trascinare gratis 20 milioni di italiani a votare NO a un referendum dal quale l’Italia avrebbe potuto uscire più bella e più superba che pria. Annientando perfino l’ambasciatore obamiano Philips che, sommessamente, aveva detto che se gli italiani non avessero votato SI, non avrebbero più visto un dollaro di investimenti. E anche Obama che, tanto per non intromettersi, alla vigilia di quel voto aveva celebrato l’imminente SI ospitando Renzi e altri sguatteri italiani alla Casa Bianca.

E ancora, il mondo della pulzella di Montecitorio è quello in cui non la trimurti Israele-Usa-vampiti del Golfo, bensì l’astuto Assad ha creato l’Isis perché faccia a pezzi il suo paese che gli stava sulle palle. Israele è l’unico Stato democratico del Medioriente e quello meno razzista dell’universo mondo. Il potente Kim Jong Un minaccia gli innocenti e del tutto innocuiamericani. George Soros è un filantropo che non ha dato 5 milioni di dollari ai nazisti del battaglione Azov per fare il colpo di Stato, ma li ha versati nelle casse della Ong che accoglie rifugiati russi; del resto garantiscono i baci della Bonino. Renzi ci ha regalato 1 milione di posti di lavoro, mica un milione di inseguitori di tre ore di lavoro la settimana. Il vero pericolo che sovrasta l’umanità non è mica il pupazzo manovrato dai bunker del Pentagono e della Lockheed Martin (F35) per far sfracelli dove risulta opportuno al complesso militar-industrale, sono coloro che arricciano il naso quando Big Pharma fa avvertire dalla Lorenzin che senza 10 vaccini al neonato moriremo tutti di morbillo o brufoli. 

E chi oggi rappresenta l’apice della civiltà, del progresso, della giustizia sociale, dei cinque o sei generi esistenti, del femminismo, dell’ecologia? Sono i curdi di Rojava e se per tutto questo toccava fare un po’ di pulizia etnica e bruciare villaggi arabi, incistare mezza dozzina di basi Usa in Siria, soddisfare la voglia di Israele di frantumare tutti i suoi dintorni, che cosa è tutto questo rispetto alle esaltanti interviste del “manifesto” alle donne combattenti curde?
Un mondo, questo della Boldrini, che viene da lontano e vanta un cursus honorum lungo secoli, millenni. Il vero inizio è quello di Costantino, quando decise che quelle dei pagani erano tutte fake news alle quali tagliare la testa. Dove l’Iraq doveva essere polverizzato dato che Saddam poteva colpire Londra in 5 minuti con le sue armi di distruzione di massa; dove la Libia doveva essere sminuzzata e Gheddafi sventrato, dato che stava bombardando la sua gente e - Save the Children -  iniettando Viagra ai suoi soldati perché meglio stuprassero le figlie della Libia. Dove San Padre Pio aveva le stimmate e, avendo giustamente picchiato i socialisti insieme a quelli con il fez, poi faceva altri miracoli. Dove l’Unione Europea e la consorella Nato sono state fatte da Spinelli e Cia per farci godere la migliore delle democrazie, i migliori diritti umani, sociali, di pace e uguaglianza. Dove toglierci sovranità e autodeterminazione significava liberarci da oneri e incombenze troppo gravosi. Che se ne facciano carico gli esperti supra partes di Bruxelles, le lobby che li consigliano per il meglio, Mr. Mario Draghi che li mantiene sui dritti binari di Goldman Sachs, Rothschild, Bilderberg e, tutto sommato, anche  della ditta di Francesco Primo.



Patria Grande. Anche piccola.
Per noi che siamo partiti col piede sbagliato, prede e diffusori di fake news, non c’è rimedio. Che Boldrini abbia pietà. E’ vero, abbiamo il marchio del sovranismo. Ce lo hanno inflitto un po’ Seneca, un po’ Dante, un po’ Guicciardini un po’ Italo Svevo, un po’ Michelangelo e un po’ Manzoni. Un po’ i partigiani e un po’ Leopardi.  E ce lo teniamo. Come coloro, e nel loro nome, con i quali lo abbiamo condiviso nella Cuba d’un tempo, in Palestina, Eritrea, Irlanda, Algeria, Bolivia, Iraq, Siria, Libia, tra i popoli che nella patria hanno riconosciuto se stessi,  il conflitto tra padroni e subalterni, chi è venuto prima di loro e gli ha consegnato cultura, lingua non prevaricata e inquinata, progetto sociale e storico,  in tutte le nazioni costituitesi e ricostituitesi dopo i saccheggi e gli squartamenti coloniali e la cui sopravvivenza è attaccata alla loro sovranità, come il bambino al capezzolo della madre e alla mano del padre. Eppoi, se lo diceva Leopardi già quasi due secoli fa….

La Boldrini ha qualcosa da ridire? O di sovranità gradisce solo quella dei potenti e sopraffattori?


Lodo che si distornino gl’italiani dal cieco amore
e imitazione delle cose straniere,
e molto più che si richiamino e s’invitino
a servirsi e a considerare le proprie;
lodo che si proccuri ridestare in loro
quello spirito nazionale,
senza cui non v’è stata mai grandezza a questo mondo,
non solo grandezza nazionale, 
ma appena grandezza individuale;
ma non posso lodare che le nostre cose presenti,
e parlando di studi,
la nostra presente letteratura,
la massima parte de’ nostri scrittori, ec. ec.
si celebrino, si esaltino tutto giorno
quasi superiori a tutti i sommi stranieri,
quando sono inferiori agli ultimi:
che ci si propongano per modelli;
e che alla fine quasi ci s’inculchi di seguire
quella strada in cui ci troviamo.
Se noi dobbiamo risvegliarci una volta,
e riprendere lo spirito di nazione,
il primo nostro moto dev’essere,
non la superbia né la stima delle nostre cose presenti,
ma la vergogna. E questa ci deve spronare
a cangiare strada del tutto, e rinnovellare ogni cosa.
Senza ciò non faremo mai nulla.
Commemorare le nostre glorie passate, 
è stimolo alla virtù,
ma mentire e fingere le presenti è conforto all’ignavia,
e argomento di rimanersi contenti
in questa vilissima condizione.
Oltre che questo serve ancora ad alimentare
e confermare e mantenere quella miseria di giudizio,
e mancanza d’ogni arte e critica,
di cui lagnavasi l’Alfieri (nella sua Vita)
rispetto all’Italia, e che oggidì
è così evidente per la continua esperienza
sì delle grandi scempiaggini lodate,
sì dei pregi (se qualcuno per miracolo ne occorre)
o sconosciuti, o trascurati, o negati, o biasimati.

Giacomo Leopardi, Zibaldone (24 Marzo 1821) [pagine 865-866]




lunedì 4 dicembre 2017

L’ETEROGENESI DEI FINI Violenza sulle donne, molestie, fascisti, migranti, Regeni, ciberbullismo… Ma anche Honduras e Israel - MA ANCHE I LOBBISTI ITALIANI DI SOROS NELL'EUROPARLAMENTO!


Fake news
I dominanti sono quattro gatti e campano di rendita, nel senso che campano alle spalle di tutti gli altri. I dominati sono tutti gli altri , ormai anche più del 99% reclamato dagli Occupy, oggi svaporati. Per cui aveva ragione Gramsci a chiamarli popolo e si aggirano tra i sepolcri coloro che ancora invocano la classe operaia e il proletariato a guidare la rivoluzione. Irriducibili alla presa di coscienza che proletario è il mio fruttarolo ridotto al nocciolo dal proliferare dei supermercati e operai sono la cassiera  di qualsiasi supermercato e l’insegnante di qualsiasi scuola. Compresi coloro che questi lavori se li sognano, o li fanno da tre giorni a un mese. L’operaio Fiat oggi sta alla FCA di Detroit o Pomigliano e, come l’altofornista dell’Ilva, sta attaccato con i denti alla catena di montaggio, o alla palata di carbone, che avvelenano lui, i suoi figli e la sua comunità.

I dominanti per mantenere questo assetto delle cose devono mentire per forza. Con le bugie, oggi dette fake news, lo mettono in quel posto ai dominati. I dominati possono mentire anch’essi, ma costretti, e perlopiù a se stessi, per cavarsela in qualche modo, o per non dar fuori di matto. Nel primo caso è dolo, nel secondo colpa, ma neanche tanto. La vicenda delle fake news è tutta qui. Sarebbe facile smascherare il gigantesco inghippo planetario, radicato in una storia che inizia 2017 anni fa e che raggiunge la perfezione con il finanz-militar-securitar-capitalismo dei nostri giorni. Non fosse che i dominanti hanno messo in campo una formula assolutamente geniale: quella delle fake news a fin di bene con dentro, però, il batterio dell’eterogenesi dei fini. Fini malvagi.


Campagna contro violenze, poi addirittura molestie, alle donne. Dallo stupro al “vuole salire un attimo da me?” (al quale proposito, per un minimo di riequilibrio, rinvio ai dati in calce, fornitimi da un commentatore aderente ai fatti più che alla propaganda). Il fin di bene è abbagliante, chi non lo condividerebbe: basta col saltare addosso, corporalmente o verbalmente, a chi non le va. L’eterogenesi dei fini – meticolosamente pianificata nel bel mezzo di una rivoluzione in corso, quella del neoliberismo  – resta nell’ombra più fitta: spaccare il fronte uomini-donne per evitare che si rivolga contro padroni di supermercati, acciaierie, reggimenti di marines. Far trapelare che più omacci si fanno fuori e più occasioni ci sono per far proliferare delle Thatcher, Boldrini, Condoleeze Rice, Albright,  Hillary, Bonino, Merkel, Belem, Barbare D’Urso…


Campagna contro il ciberbullismo e le scuole, pozzi neri di sesso- e narco-nequizie. Come non condividere il fin di bene alla vista di quella poveretta esposta al ludibrio sui social, di quel gracilino angustiato dallo spaccone, di quella preside che si ritrova classi annebbiate dalla mariagiovanna e cessi senza carta igienica, sì, ma zeppi di profilattici. E dunque vai con l’eterogenesi dei fini che fanno scomparire le crepe nei soffitti, i computer rotti, l’aula-formicaio, e fanno entrare la McDonald’s che vi recluta friggitori diesel e poliziotti che sanno come ricondurre alla retta via gli scapestrati. E basta con una scuola che vuole fare la scuola, magari alla maniera di Socrate e Maria Montessori e formare cittadini piuttosto che pecore precarie. Insieme alla guerra donne-uomini, soprattutto se i secondi insistono a restare obsoletamente e aggressivamente eterosessuali, disintegriamo un altro fronte, quello intergenerazionale dei genitori e nonni, alunni e insegnanti, uniti contro la gerontocrazia dell’ordine costituito. Fa ancora venire i brividi quando accadde, nel ’68.


Campagna frontiere aperte a tutti i migranti. Quale migliore fin di bene che l’accoglienza a tutti quelli che, dal Sud del mondo, scappano da guerre, fame, disastri climatici, persecuzioni, cioè tutti tutti? Come non dividere il mantello con l’ignudo, la propria opulenza con il deprivato, la casa con chi ha perso il tucul? Non s’incontrano su questo e si nobilitano a vicenda opposti come il papa e la Bonino, Renzi e Fratoianni, Meerkel e Soros, il diavolo e l’acqua santa? E tutti gli altr? Infami xenofobi! Chi mai potrebbe pensare a un’eterogenesi dei fini come potrebbero farlo sospettare lo sradicamento di popolazioni da paesi ricchi di risorse a scopo predatorio multinazionale, la devastazione sociale e culturale nei paesi sommersi da ondate ingestibili di alienati da ricolonizzzare assimilandoli, da guerre tra poveri con conseguente dumping sociale e distrazione di massa dalla guerra al padrone?

Campagna Regeni Martire. Qui no, qui è inimmaginabile che dietro al fine sacrosanto di inchiodare alla colonna infame della sua dittatura torturifera e assassina il capo di un paese che è una prigione a cielo aperto, ci sia l’eterogenesi di mali fini! Come ventilata da sparuti complottisti che vaneggiano di sostegno propagandistico al terrorismo stragista dei Fratelli Musulmani, fiduciari storici del colonialismo, di copertura di un’operazione di spionaggio e destabilizzazione, di manovra per far fuori un regime che se la fa con gentaglia tipo Putin, Assad e Haftar e con certi suoi partner nello sfruttamento di ricchezze energetiche che è meglio che stiano al posto loro e lascino i partneriati a Bp, Shell, Total ed Exxon.

Campagna contro i vecchi e nuovi fascisti. Anche qui il fin di bene e di un’evidenza solare e le occasioni per invocarlo si susseguono a ritmo frenetico, altro che inquietante. E i brutti, rasati, inbomberati che intimidiscono brave persone in ansia per i naufraghi, utilizzando parole blasfeme come patria e nazione. E il calciatore con maglietta Salò che terrorizza tutto uno stadio salutando romanamente. E le divisioni  SA che marciano compatte sul Cimitero Maggiore di Milano e quelle SS che rastrellano voti a Ostia. E tutti quei milioni di razzisti, implicitamente fascisti, che tra Ungheria e Casa Pound, Polonia e Nigel Farage, fanno le barricate contro migranti e parlano male di George Soros che ne incoraggia e finanzia i viaggi della speranza! Fuehrer e Duce ante portas! Tutto vero e hanno voglia di berciare quelli che fantasticano dell’ennesima eterogenesi dei fini con quattro rane fatte diventare armata di buoi per distrarre dai rinoceronti, fascisti oltre il fascismo, nazisti 2.0, che, partendo da Palazzo Chigi, Casa Bianca, Bruxelles, BCE, FMI, WTO, Nato, ci si stanno incornando da dietro mentre noi, atterriti, ci proteggiamo dalle rane gonfiate che ci si parano davanti.


Mica finisce qui. Di campagne del bene con eterogenesi di fini la Cupola, con i suoi operativi transnazionali come Soros, o vernacolari come Boldrini, e i suoi strilloni di piazza come il “New York Times” o “il manifesto”, la CNN o “Piazza Pulita”, ce ne sforna a ritmo crescente, man mano che dalla rete, dai social, escono quelle fake news che rischiano di farci intravvedere quegli altri fini che  l’eterogenesi organizzata occulta. Soprattutto a quel livello internazionale che è il più pericoloso perché ci fa procedere dal particolare al generale o, come si dice oggi, dal locale al globale, e viceversa, illuminando scena e retroscena.

Fascismo in Ucraina, Honduras, Israele? Fake news.
Fermiamoci al discorso sul fascismo che incombe e minaccia di stracciare quelle carte delle libertà, dei diritti, della giustizia, dell’uguaglianza,, che con tanta abnegazione e efficacia difendono le Boldrini, i Renzi, gli Obama, i Trump, gli Juncker e i Draghi. A Kiev sponsor, padrini  e madrine di questi eroi della resistenza oggi e sempre, non si sono avveduti che un nostro intervento per i diritti umani ha fatto spuntare dal selciato di Maidan interi battaglioni e partiti che inalberano la svastica (altro che la bandiera della marina militare tedesca della prima guerra mondiale appesa da quello sprovveduto di carabiniere).

Tegucicalpa Manifestaziione contro i brogli

In Honduras è sfuggito al 99% della stampa che un intervento dell’amatissima Hillary Clinton da segretaria di Stato, nel 2009, aveva cacciato dalla presidenza il suo legittimo titolare sinistrorso, Manuel Zelaja, e l’aveva rimpiazzato con un’oligarchia che dire fascista è poco dato che, da allora, falsifica elezioni presidenziali (l’ultima vinta l’altro giorno dal candidato della pur moderata sinistra, Salvador Nasralla), stermina oppositori (gli ultimi tre durante manifestazioni venerdì scorso contro l’ennesimo broglio), rade al suolo l’habitat degli indigeni, svende banane e tutto il resto alle multinazionali e assassina eroi della resistenza come la Nobel dell’Ambiente (e mia amica) Berta Caceres (ne potete vedere l’intervista nel docufilm che ho girato dopo il golpe obamian-hillariano; “HONDURAS, IL RITORNO DEL CONDOR”). 


Aspri accusatori delle Fake News che avvelenano una rete assolutamente da bonificare , benemeriti militanti della carismatica leader Laura Boldrini, sono soprattutto gli antifascisti che il nazifascismo l’hanno sperimentato sui corpi dei loro trapassati e che oggi hanno lo sguardo più aguzzo nell’individuare il fascista, in orbace o cravatta che sia. Nessuno meglio di loro, che come riferimento hanno l’unico Stato democratico del Medioriente (oggi stretto alleato del secondo Stato democratico, quello a guida famigliare), sa scoprire il fascista evidente, dal braccio levato, o quello che si manifesta cianciando di quote di immigrati da distribuire, di Ong in business con deportatori e trafficanti, di Eurocrati ligi alle  lobby, sovranità nazionale, identità storica, radici.

Un loro correligionario, fuoruscito dall’Unico Stato Democratico, Ilan Pappé, illustre storico e perciò esule, ha voluto sollecitare l’acutissima sensibilità antifascista dei talmudisti puntando il dito su alcune fenomenologie di quello Stato. Il libro si intitola “La più grande prigione sulla Terra: Storia dei territori occupati”. E dice: “Una struttura di invasori colonialisti con la quale un movimento di coloni ha colonizzato una patria altrui… Nel 21° secolo continua a essere implementata la stessa ideologia di pulizia etnica e spossessamento… Il progetto degli invasori colonialisti prevedeva uno spazio ebreo totalmente privo di palestinesi…l’80% dei palestinesi che vivevano nello Stato di Israele divennero rifugiati…parliamo di centinaia di migliaia di palestinesi a cui non è consentito di tornare neppure in Cisgiordania o a Gaza…Israele utilizza il modello della prigione a cielo aperto in Cisgiordania e quello di massima sicurezza a Gaza…Perfino il presidente palestinese non può spostarsi senza che il carceriere israeliano gli apra la gabbia…In Palestina Israele ha imposto una mappa strategica, per il controllo militare, e una mappa biblica posta in mezzo a conglomerati palestinesi…sono tutte illegali…Non si deve parlare di “occupazione”, che comporta una situazione temporanea, si deve parlare di colonizzazione, una colonizzazione iniziata nel XIX secolo e che continua tuttoggi… il cosiddetto processo di pace è servito a Israele per ulteriore colonizzazione… Si deve parlare di pulizia etnica, si deve parlare di uno Stato dell’apartheid… ma di questo i media non riferiscono”. Potrebbe far sentire lezzo di fascismo.
Già, trattasi di fake news.




E se vi stuzzica la curiosità di sapere quali sono i più validi combattenti contro le Fake news nell’ambito vigorosamente antifascista del Parlamento Europeo, andate a vedere al link qui sotto l’elenco di coloro che George Soros, socio golpista di Hillary, afferma “fidati alleati della sua Open Society Foundation”. Quelli italiani ve li anticipo qui.

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Titolo del documento:
“Affidabili alleati nel Parlamento Europeo (2014-2019)
KUMGUAT Consult, for the Open Society European Policy Institute”
Membri di vertici, commissioni, comitati, delegazioni, OSCE, Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, Corte Europea per i diritti umani, TTIP, membri dei singoli paesi

ITALIA
Benifei Brando Maria SD
Cofferati Sergio Gaetano SD
Cozzolino Andrea SD
De Monte Isabella SD
Gentile Elena, SD
Gualtieri Roberto SD
Kyenge Kashetu SD
Morgano Luigi SD
Mosca Alessia Maria SD
Pittella Gianni, SD
Schlein Elena Ethel SD
Spinelli Barbara GUE
Viotti Daniele SD
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Uomini e donne
Salvatore Penzone ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "DIVIDE ET IMPERA,Guerra per bande anglosassoni e ...":

Quella della violenza nelle relazioni tra l’uomo e la donna è una narrazione gonfiata ad arte. Ai tg le statistiche e le relative argomentazioni, quelle che raccontano i fatti, non vengono prese in considerazione perché tutto il tam tam che fanno i media non avrebbe senso, visto che nello specifico i dati sui casi di violenza ci dicono che la violenza di genere in Italia dal 1998 è molto diminuita, mentre la media negli altri paesi europei è quasi del doppio. In più in un terzo dei casi sono le donne a procurare violenza sull’uomo. Quindi la diffusione della violenza è orizzontale e investe tutte le categorie e i generi ma questo non viene detto perché la costruzione “ideologica” non potrebbe più reggere.
I seguenti dati sono forniti dalle prefetture e raccolti dal ministero dell'interno, sono dati reali che ognuno può leggere come vuole ma che danno comunque un quadro molto diverso da quello che sta producendo, da qualche anno, l’allarme mediatico. Secondo i dati del ministero dell'interno i delitti a sfondo sessuale nel 2016 sono stati 1.308 dei quali 251 commessi da donne, mentre sono state 1.057 quelli commessi da uomini. Nel 2013 il totale di questi delitti erano 4.488 il che porta a un calo rispetto al 2016 di 3.180 delitti, il 71%, mentre la percentuale della differenza tra delitti commessi da uomini e quelli commessi da donne è rimasta invariata. I casi di lesioni dolose sempre riferite alla violenza di genere nel 2016 sono stati 21.480 di cui 7.680 i casi di lesioni inferte da donne mentre i restanti 13.800 sono quelli riferiti a lesioni inferte da uomini. Nel 2013 le lesioni dolose erano state 66.317 con un calo nel 2016 di circa il 30% mentre le differenze percentuali tra uomini e donne restano costanti.
Il totale, invece, degli episodi di percosse nel 2016 è stato di 4.718. Le donne che le hanno subite sono state 2.154, mentre il numero degli uomini che le ha subite sale in questo caso a 2.564. http://www.interno.gov.it/it/notizie/focus-sulla-violenza-genere-alla-prefettura-cagliari
Ora ci dobbiamo chiedere, considerando la reale portata del fenomeno, anche a fronte del numero di violenze non denunciate che confermano la mancanza di certezza assoluta sui dati, perché viene messa su una campagna del terrore che fomenta odio nella coppia quando poi lo stesso è in continuo calo già dall’inizio degli anni 70?

mercoledì 29 novembre 2017

L'AJA, IL TRIBUNALE ASSASSINO





https://www.youtube.com/watch?v=ll8-VYM5xYU video del suicidio di imputato croato al Tribunale dell'Aja sulla Jugoslavia

https://www.youtube.com/watch?time_continue=53&v=idf_sdeVpO4, video di Mladic con il comandante ONU di Srebrenica


Integro, con questi due drammatici e rivelatori video, il mio precedente articolo sulla scandalosa condanna del generale Radko Mladic da parte del criminale Tribunale dell'Aja sulla Jugoslavia. Sulla coscienza dei giudici e procuratori di questa corte di mercenari USA, coscienza prostituita agli ufficiali pagatori Nato in modo che ne risulti occultato e trasferito sul popolo serbo il genocidio e nazionicidio operato da Washington, Berlino, Bruxellles, Roma, Vaticano, sulla Jugoslavia, pesa un altro morto.


Dopo le decine di migliaia di civili di tutte le repubbliche jugoslave massacrate dai bombardamenti Nato, dalle milizie fasciste croate e islamiste di Tudjman e Izetbegovic, dopo la morte provocata ad arte dell'ultimo grande difensore della verità e giustizia nei Balcani, Slobodan Milosevic, dopo la vigliacca condanna di Karadzic, la morte in carcere di altri prigionieri serbi ingiustamente detenuti, ecco l'ennesimo omicidio da imputare a questo tribunale di servi di regimi gangster. Slobodan Pradjak, uno dei pochissimi non-serbi trascinati davanti alla farsa giudiziaria dell'Aja, comandante di reparti croati che si sono scontrati con le milizie jihadiste di Izetbegovic, collaudate in Bosnia prima di essere impiegate nella distruzione di Libia, Iraq e Siria e negli attentati terroristici in Europa, si è suicidato sul banco degli imputati. Alla maniera di Socrate, dopo la condanna a vent’anni, ha bevuto un veleno al cospetto dei manigoldi in toga a stelle e strisce che lo avevano condannato. Poche ore dopo è morto. Come Mladic prima di lui, con le sue ultime parole ha smascherato il carattere truffaldino e bugiardo del cosiddetto Tribunale detto Penale, bollandolo di "Tribunale Nato".



Nel primo, sconvolgente, video, si vede Pradjak definire i giudici dell'Aja "corte politica e tribunale della Nato" e poi bere la sua "cicuta".

Il secondo, con sottotitoli inglesi, mostra l'incontro a Srebrenica nel 1995 del generale Mladic con il comandante olandese dell'ONU che aveva in custodia l'enclave bosniaca in territorio serbo. L'ufficiale ONU, che non aveva saputo impedire le razzie del criminale bosniaco Naser Oric contro i villaggi serbi della regione, che avevano provocato 3.500 innocenti vittime civili (queste vere, non farlocche come gli "8000" di Srebrenica, ma del tutto ignorate all'Aja e dai media), viene interrogato da Mladic sui motivi che lo avevano spinto a sparare sulle truppe serbe e a distribuire armi ai musulmani bosniaci, lui che doveva garantire la smilitarizzazione e pacificazione dell'enclave. Si notino l'imbarazzo del comandante ONU e, soprattutto, le pressanti preoccupazione di Mladic per la salvaguardia dei civili di Srebrenica,


lunedì 27 novembre 2017

Ratko Mladic, Abdelfatah al Sisi e i Fratelli Musulmani di casa nostra


Siamo tanti pesciolini rossi chiusi in una boccia che vedono il mondo attraverso le distorsioni del vetro concavo. Possiamo anche considerarci imprigionati in un labirinto di specchi deformanti che ci danno un’immagine manipolata di noi stessi, in primis, e di tutto ciò che ci circonda, in secundis. Dopodiché, fidandoci di quel che vediamo di noi stessi, siamo anche convinti che quel tavolino Luigi XVI  sia una qualche orrida formazione tumorale. Ci tengono in una costante condizione lisergica di cui l’espressione cinematografica più riuscita rimane il raccapricciante “Truman’s show”. Con la differenza che, quanto sotto il cielo finto che imprigionaTruman era tutto sorridente, consolatorio, rassicurante, disarmante, oggi quel che ci proiettano specchi e vetri deformanti sono finzioni da incubo, destabilizzanti, terrorizzanti, tanto da ridurre ognuno al suo particolare “si salvi chi può”. Sto parlando dell’ininterrotto assalto cui siamo sottoposti delle varie, ossessive, campagne, ordinate dai padroni ai loro politici e da questi ai media, ormai a edicole e schermi unificati.

Radko Mladic, Patrice Lumumba, Saddam Hussein, Muhammar Gheddafi, Sacco e Vanzetti, Che Guevara… Un segno di nobiltà in comune: fatti fuori dallo stesso boia.


Un video in onore del comandante delle truppe serbo bosniache: https://www.youtube.com/watch?v=MoVzBmx4Rzo&list=PLLgyWSOGXDeocGxUaJgQrBSqzUXVhBf8-&index=12

Christopher Black è l’avvocato canadese che ha difeso Slobodan Milosevic. Eravamo insieme quando D’Alema, oggi vindice della Sinistra, ieri giustiziere su ordine Nato, al pari  - si parva licet componere magnis – di Al Baghdadi su mandato USraele, bombardava famiglie, ospedali, treni e scuole a Belgrado e dintorni. E lui che mi spiegò la natura meretrice del Tribunale dell’Aja, uguale a quella del Tribunale sul Ruanda, dato che entrambi invertivano carnefici e vittime nell’esclusivo interesse, su comando e con soldi dei padrini dei primi. L’invereconda accolita di mercenari e prostitute mascherati da giudici e procuratori, nel tribunale inventato e pagato dal massimo responsabile del genocidio africano e del nazionicidio jugoslavo, aveva un solo scopo: inventarsi e inchiodare, a dispetto di falsità, prove e testimoni fabbricati nel laboratorio della Cia, colpevoli tra le vittime e innocenti tra i carnefici.

Per Slobo non si è mai riusciti, a dispetto dell’accanimento di una virago da seppellire nell’immondezzaio della storia, a provare la benché minima accusa. Si è fatto in modo che togliesse l’incomodo ed evitasse l’imbarazzo della sacrosanta assoluzione  di questo onesto difensore di tutti gli jugoslavi, facendolo morire in carcere. Giudici e boia insieme. Per Karadzic e Mladic si è dovuto ricorrere a Srebrenica, una roba tanto fraudolenta da fa impallidire il Golfo del Tonchino, i “dirottatori sauditi” dell’11/9, all’esecuzione di Osama, a Obama Nobel della pace. Carla Del Ponte, dall’abisso di vergogna in cui dovrebbe farla dibattere padre Dante, insiste a fare l’untore. Emula di Hillary quando si inebriò del linciaggio di Gheddafi, ha celebrato l’oscenità del verdetto su Mladic auspicandone uno analogo per Assad “e le sue armi chimiche”. Sono donne, le sto molestando, merito la gogna.
Carla del Ponte

Per ridurre in cenere bubbonica l’arpia svizzera dell’Aja rivolgetevi In calce una serie di fonti che demoliscono la False Flag Srebrenica, ordita per tenere in ginocchio in perpetuo i “colpevoli”, tutti i serbi, costringendoli ad accettare il giogo  che li trascinerà a capo chino in Europa e nella Nato.

E’ stato istruttivo constatare l’avvenuta omologazione tra voci di regime, di Impero e dei sedicenti oppositori, dall’orrida nuova “Repubblica” di estrema destra  che titola “Mladic, il boia d’Europa – Ergastolo al generale dei massacri nei Balcani “, al “manifesto”  (“Srebrenica, fu genocidio, esultano i familiari delle vittime”), organo prediletto da Soros, letto da gonzi e scritto da faine, insuperato campione di allineamento della “sinistra” alle strategie dell’Impero. Allineamento sui fondamentali geopolitici  mirati alla disgregazione politico-sociale (migranti, russofobia, hillarismo, molestie alle donne, ciberbullismo, False Flags, Fake News, guerre ai dittatori del Sud, neocolonialismo, bergoglismo…). Organo cortigiano, notevole per come in ogni sua pagina riesca a rinnegare  la testatina che porta in prima (ma poi ci sono i fumogeni delle rievocazioni dell’Ottobre…).

Il manifesto: assalti imperialisti? Macche, guerre civili. Resistenze popolari? Ma no,  il dittatore non cede
E’ così che ha accompagnato, chiamandolo venti volte  “guerra civile”, lo squartamento della Jugoslavia per mano Usa, Germania, jihadismo mercenario, Vaticano (e meno male che si celebra un’Europa “che ha garantito 70 anni di pace” la devastazione sedicennale dell’Afghanistan, quella dell’lraq, la disintegrazione della Libia, il martirio della Siria, la lobotomizzazione dei suoi lettori a forza di campagne elaborate nei covi della globalizzazione ipernazista. Nel suo commento all’immonda condanna di Mladic , vista sull’autoassolutorio sfondo delle  “guerre etniche e fratricide”, ovviamente tra barbari e selvaggi nazionalisti, non lo sfiora il dubbio che qualcuno abbia voluto fare a pezzettini inoffensivi e insignificanti un grande e prestigioso paese, socialista, armoniosamente pluriconfessionale, capofila del forte schieramento dei Non Allineati e barriera all’espansionismo verso est della globalizzazione finanzcapitalista.

Il bacio di Giuda

Si tratta forse di abbaglio, di malintesi diritti umani, di disorientamento  causato dall’uragano unipolare della mala informazione borghese a cui i modesti mezzi del giornale non hanno saputo contrapporre dati e fatti alternativi? Dubbio ingenuo alla luce di una clamorosa involuzione, da fiancheggiamento  con però qualche spunto critico, a incondizionata riproposizione di interpretazioni e valutazioni dell’ordine mondialista. Involuzione che è andata in parallelo con la sorprendente uscita del quotidiano dai suoi perenni assilli economici. Dubbi spazzati via anche dal riorientamento in America Latina, dove sul Venezuela condannato a morte dall’imperialismo, si caccia un’analista di sicura competenza e affidabilità, per sostituirla con chi si balocca tra torti e ragioni dell’aggressore e dell’aggredito. Oppure, in termini ancora più drastici, i dubbi diventano certezza, alla vista della penosa captatio benevolentiae nei confronti di Washington, operata con un reportage dalla Bolivia che, facendo leva su un indigenismo etnicista sollecitato dalle note Ong umanitarie, si riduce la Bolivia del resistente Morales, sotto tiro dei revanscisti yankee come Venezuela, Ecuador, Argentina, Brasile, a un pozzo nero di nequizie estrattiviste e, non ci crederete, di narcotraffico (una nuova strada  che non turba più di tanto appena 2000 persone, ma collega l’isolato paese all’Oceano e a un futuro di relazioni, diventa la via boliviana della droga!)

C’è poi, ciliegina sulla torta offerta agli assassini della Jugoslavia e dei suoi patrioti per celebrare l’eliminazione dal mondo e dalla verità di un altro testimone dei propri crimini, un finalino niente male per stile e pregnanza etica. La figlia di Mladic, dopo la morte del suo compagno in combattimento, non ha retto al dolore e si è tolta la vita. Non ha mai manifestato alcun contrasto, o attrito col padre. Ma tale Daniele Archibugi, coronando il suo peana al tribunale farsa e alla sua ex-procuratrice Del Ponte, chiude così: “Oggi la sentenza che ha condannato suo padre ha reso giustizia anche a lei”. Non provate un’ombra di ribrezzo?

Jihadisti macellai in Egitto? Al Sisi se l’è cercata


Passiamo dal capro espiatorio che deve coprire i crimini della Nato, al capro espiatorio che deve coprire i crimini della triade Usa-Israele Saudia. Inevitabilmente i giornaloni, ormai tutti di destra (e più gridano al lupo fascista, più ululano alla Luna per sviare da un fascismo peggiore del fascismo) e il giornalino  che si finge di sinistra per rastrellare i minchioni, hanno dato il meglio di sé. Con la tempesta di bufale su Regeni martire, veniva occultata non solo la vera identità del giovanotto  che in Egitto doveva applicare la lezione di John Negroponte e altri terminator anglosassoni, assembrati dai servizi nella centrale di spionaggio “Oxford Analytica”, ma anche l’orrenda guerra stragista lanciata dai Fratelli Musulmani (FM), sotto copertura Isis, all’Egitto laico e autodeterminato, nato dalla rivolta popolare contro l’integralista Mohamed Morsi, caro proprio a quei circoli in cui si identificava “Oxford Analytica”.

Contro Al Sisi disobbediente, dopo Regeni, i Fratelli Musulmani fattisi Isis
Le chiassate per Regeni, guidate dal menzognificio delle Ong dirittoumaniste, capeggiate da Amnesty International, sostituivano sulla scena egiziana agli orrori terroristici dei Fratelli Musulmani-Isis, con i massacri di civili copti e funzionari delle istituzioni, le presunte “atrocità del dittatore”, sparizioni, esecuzioni, torture, mezza popolazione in carcere, collasso sociale, come al solito documentate senza documenti da Amnesty, ma convalidate dal “manifesto” e da tutti i compari neocolonialisti.
Nota le differenze

 Intollerabile la realtà di un Egitto, sottratto al revanscismo colonialista impersonato dai FM, attestatosi in un ruolo di autonomo attore sulla scena internazionale, interventista in Libia per la salvaguardia dell’unità e della sovranità da strappare al colonialismo Usa-UE e in difesa dall’infiltrazione di bande jihadiste, refrattario alla guerra contro la Siria, solidale con l’Iraq riemerso dalla devastazione Usa-Isis con la liberazione del suo territorio dal mercenariato jihadista e curdo, interlocutore positivo dell’Iran e, soprattutto, aperto a una corposa collaborazione economica e militare con la Russia.

Ed ecco gli oltre 300 civili macellati dai fiduciari del colonialismo  nella moschea Sufi  di Al Rawdah a Bir al Abed, nel Sinai. Nessuna rivendicazione a 48 ore dall’assalto con esplosivi e mitragliatori, chè i FM non possono permettersi di rivendicare certi crimini per non perdere i futuri incarichi di protagonisti delle “soluzioni democratiche” nei paesi recalcitranti ai moduli occidentali. Ma non c’era bisogno di sventolare le bandiere nere dell’Isis perché tutti capissero chi fossero i mandanti.

Mandanti che in Egitto hanno dato il via alla più vasta operazione terroristica nel mondo arabo, dopo quelle di Siria e Iraq, e per gli stessi scopi delle altre: stroncare sul nascere, appena travolto Morsi dalla collera popolare, l’ennesimo tentativo di mantenere in piedi una proposta alle masse arabe, laica, indipendente, unitaria, sovrana.. E in questo caso, hanno lanciato l’attacco più sanguinario nella storia del paese, non solo nella regione, il Sinai, da anni aperta alle infiltrazioni di Hamas, fanteria del Qatar, e di Israele, con il pretesto di impedire la penetrazione di migranti africani  (Israele che quei migranti lì prende a fucilate, ma che da noi i suoi lobbisti auspicano che vengano accolti a milionate), ma anche, significativamente, a due giorni dal rifiuto opposto  al mattocchio saudita con le zanne, Mohamed bin Salman, di concedere i sorvoli per gli attacchi a Libano e Iran.

Come sempre in sintonia e sincronismo  con gli organi del talmudismo-atlantismo, il “manifesto”, con Chiara Cruciati, una che ti immagini con  brandelli di Al Sisi tra le fauci e sauditi e curdi (femministi, democratici, ecologici e soprattutto amerikkkani) nel medaglione a cuore appeso al collo, si è guadagnato la sua bella giornata di piantone Nato. Mentre giornaloni e televisionone  dovevano riconoscere allo spaventoso bagno di sangue almeno il rilievo della preminenza giornalistica (Il “Fatto Quotidiano” le prime tre pagine), la scala delle priorità sorosiane del “quotidiano comunista” lo collocavano su metà pagina nove, dopo la violenza sulle donne dalla prima alla sesta, lo Jus Soli e la Leopolda nella settima, e tutta l’ottava a “Cuba ricorda Fidel” (Quanto gli fa schifo l’antimperialista Bolivia di Morales, tanto gli è affine la nuova Cuba a stelle e strisce di Raul).

Ma quale colonialismo! Guerra civile, tutta colpa di Al Sisi
Quale è il succo dell’articolessa? Che Al Sisi, bravissimo nella guerra ai propri cittadini, ha fallito nella lotta al terrore di cui, peraltro, è direttamente responsabile, avendo lui causato la giusta collera dei FM. Se dunque i cittadini egiziani del Sinai vengono fatti a pezzi dai jihadisti, la colpa è tutta quanta del Cairo. Ma, d’altra parte, è proprio deprecabile che ora il presidente “golpista” si sia messo in testa di reagire “brutalmente” ai “soldati del Califfo”. Cruciati deve ammettere che le popolazioni del Sinai vengono massacrate anche perché stanno con Al Sisi, ma si libra leggera sulla contraddizione per cui è il cattivo Al Sisi ad alimentare il terrorismo jihadista da quelle parti. Nel suo compiacimento per la botta all’Egitto di questo presidente, la signora non si avvede che o la gente sta con Al Sisi  e contro i terroristi, o diventa terrorista perché sta contro Al Sisi. Tertium non datur.

Di chi abbia generato, coltivato, addestrato e pagato tutto il brigantaggio jihadista e lo abbia scatenato su chiunque non accettasse sul collo il tallone imperialista-reazionario, e quindi sull’Egitto, non v’è cenno. E non se ne fa menzione neppure in un dotto commento di Michele Giorgio che, da superesperto di cose mediorientali (purtroppo non si limita al campo israelo-palestinese, dove va forte), fa rientrare il tutto nello scontro interislamico tra wahabiti-takfiristi ed eretici sufi. La solita “guerra civile” e “religiosa” per niente lanciata da predatori killer neocolonialisti con la complicità di nababbi locali. No, no: il conflitto è tutto interno allo scontro arcaico tra sciti e sunniti, musulmani kosovaro-bosniaci e ortodossi serbi, hutu e tutsi, selvaggi dell’una e dell’altra tribù in Congo, cattolici e protestanti in Irlanda. Mentre la civiltà occidentale, costernata e impotente, sta a guardare.

Per Il Fatto è stato Khamenei
Tuttavia, a volte c’è qualcuno che al “manifesto” sottrae il primato della militanza al seguito delle armate imperialiste. “Il Fatto Quotidiano”, con tale Giampiero Gramaglia, ha corretto una cronaca abbastanza equilibrata del massacro di Bir al Abed, con una scoperta da svergognare quello dell’evoluzione della specie. Ci ha rivelato che chi sostiene i terroristi nel Sinai non è nientemeno che… l’iraniano Al Khameni! Proprio quello che, fino a un attimo prima, avevo speso la sua migliore gioventù a combattere l’Isis (Fratelli Musulmani) in Iraq e Siria. Proprio quello che, un attimo prima, il delfino pazzoide del re saudita aveva definito “l’Hitler del Medio Oriente”. Diavolo di un Khamenei, domani si recide le gonadi per far dispiacere ad Al Sisi. Ma diavolo anche di una stampa italiana, indomita, con la Boldrini alla testa,nella caccia alle Fake News.

Tornando al “manifesto”, che il suo vignettista, Mauro Biani, sia stato da questo clamoroso fatto del giorno distratto dalla sua ossessione monotematica sui migranti? Ma certo: ha celebratoin prima pagina il suo evento del giorno sfilando dalle giornate della moda di Milano una modella strafica, vestita Zara, con una rosa in mano e sopra scritto “25 Novembre”. Tutto torna.

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 Srebrenica, cosa è successo davvero

Srebrenica, la CIA e  le manipolazioni mediatiche.                                                                   Parla R. Baer ex agente CIA nei Balcani

Il genocidio di Srebrenica. Un falso
di Frabrizio Fiorini - 02/11/2009

Fonte: mirorenzaglia [scheda fonte]

The Srebrenica massacre was a gigantic political fraud - exclusive interview


Srebrenica: Have ICTY Figures Any Credibility Left?

1) Srebrenica - ciudad sin Dios (Libro en español par semanarioserbio.com)
2) A. Wilcoxson: ICTY Exaggerates Number of Prisoners Captured by Bosnian-Serbs in Srebrenica Operation
3) S. Karganovic: The Tolimir verdict at ICTY - A question of credibility

SREBRENICA
CIUDAD SIN DIOS

semanario serbio 2012

Libro en español par semanarioserbio.com - 2012 - Descarga gratuita (PDF 1,2MB)