venerdì 5 gennaio 2018

JUS SOLI E MILITARI IN AFRICA: LE DUE FACCE SPORCHE DEL COLONIALISM

Mi associo agli auguri arrivatimi da tanti amici per feste debabbonatalizzate, che permettano a tutti, specie nel Sud del mondo, sottoposto alla predazione e al genocidio del nuovo colonialismo,, di festeggiare a casa propria senza i push and pull factors dei deportatori e, come al solito, per un anno migliore di questo e peggiore del successivo. E, soprattutto, senza lo sciroppo tossico dell’ipocrisia buonista, arma del nemico e metastasi malthusiana del tempo sorosiano.

Le feste dei padroni: gabelle e censure
Il regime criptorenzista e mafiomassonico inaugura l’anno nuovo con l’ulteriore potenziamento dell’imperialismo neoliberista e totalitario: 500 professionisti del militarismo sub imperialista italiota in Niger, per allargare le nostre missioni militari al prezzo di €1.504.000.00 sottratti a pensioni, sanità, scuola, ambiente e per assistere Usa e Francia nell’occupazione/distruzione/rapina di quel paese, deposito di uranio e minerali vari. Nuovo capitolo dell’espansionismo militare USA/Israele/UE nel Sahel e in tutto il continente. Sul piano interno ci ha elargito ulteriori furti, a vantaggio delle multinazionali amiche, sulle bollette di gas e luce e pedaggi autostradali. Di questi ultimi possiamo ringraziare il ministro Delrio, costruitosi una carriera da sindaco di Reggio Emilia quando, da un’area infestata di ‘ndrangheta, si recava in missione alle feste padronali di Cutro, Calabria, terra d’origine di quegli infestanti.

Lastricata la via verso lo Stato di polizia, già ampiamente consolidato, mediante la criminalizzazione del conflitto dal basso verso l’alto, con la campagna contro le fake news (critiche e divergenze dall’establishment) e gli hate speeches, discorsi di odio (leggi antagonismo sociale, politico, culturale), e accentuata la conflittualità orizzontale artificiale (generi, generazioni, autoctoni-alloctoni, falsi antifascisti-finti fascisti, normali-populisti), è arrivato il bavaglio a quel che resta della libera stampa, cioè la rete. Intercettazioni che rivelino i traffici di una classe di gangster affidate all’interpretazione di carabinieri e poliziotti, sottratti alla valutazione del potere giudiziario, presunto indipendente, e con previsione di carcere per giornalisti indiscreti. Addio alle risate tra furfanti che pregustano speculazioni sulla tragedia dell’Aquila. Addio al complotto di Renzi col generale dei CC Adinolfi in cui si ventila la ghigliottina a Letta.

Le voci del padroneNon che di questa catena di montaggio di vere fake news che sono i giornaloni e le telvisionone, ci sia molto da difendere o salvare. Un lettore de “Il Fatto Quotidiano”, giornale nel quale un fustigatore del potere domestico come Travaglio convive allegramente con squalificati e rozzi sguatteri dei poteri internazionali (che nulla hanno da invidiare a quelli dell’altro giornalismo di “opposizione “, “il manifesto” : vedere i loro comuni compitini sorosiani e Cia su Iran, Siria, Russia, Cina, curdi, Egitto/Regeni, Ong), ha scritto parole memorabili: “A furia di faziosità (leggasi “servilismo”. N.d.r), fake news politiche e commenti dei soliti quattro santoni, la casta giornalistica ha esaurito ogni residuo di credibilità. Le informazioni confezionate al servizio di qualche fazione sono solo materiale di propaganda da usare al bar il giorno dopo… tifosi urlanti delle rispettive curve, megafoni aizzatori o moderatori a seconda della convenienza…”



Se voci del coro reazionario, come il Corriere della Sera, La Stampa o Sky, ribadiscono un livello professionale sotto zero quando, per esempio sul tentato regime change in Iran, esaltano i bikini e le gonne corte dei felici tempi dello Shah, più furbi effetti collaterali dell’imperialismo, come “il manifesto”, postisi la foglia di fico di un esperto equilibrato come Michele Giorgio, poi ne annegano la cronaca nei commenti (incaricati di fare opinione) di due arnesi rispettivamente della destabilizzazione interna e della diffamazione esterna. Ce n’è una, a proposito delle “curve” menzionate dal lettore del “Fatto”, anzi, è proprio la tribuna centrale, quella delle autorità, a cui poi tutti quanti si rivolgono strepitando gli stessi slogan, un tifo comune. Il tifo per l’accoglienza senza se e senza ma di chiunque ci arrivi da Sud e da Est, sradicato da bombe e predatori occidentali, deportato dalla filiera Ong e destinato a manodopera schiavista di complemento al nostro precariato dai solidali accoglitori senza se e senza ma.

Jus soli e spedizioni antIterrorismo
L’uno è peggio dell’altro. Il primo, a dispetto del fatto che la cittadinanza è già riconosciuta a condizioni ragionevoli, come in Germania o Svizzera, pretende fin dalla nascita l’esproprio della propria identità e l’assimilazione a chi ti controlla. Come il battesimo. Le seconde, fingendo una guerra farlocca contro ascari da noi stessi messi in campo, servono a occupare, devastare e rubare, con il concorso di governi locali sottomessi a forza di potenza militare e corruzione. Entrambe consolidate tecniche del colonialismo.

Ma, voi universali accoglitori, vi rendete conto che contribuite a creare le condizioni perchè la gente debba essere sradicata dalla sua storia, identità, cultura, perchè le sue terre e i suoi ambienti sono stati resi invivibili dai nostri predatori occidentali, per poi venire scagliata addosso ad altre società e servire da manovalanza al ribasso e dumping sociale? Proprio come, all’inverso, succede con le delocalizzazioni di produzioni in aree di massimo sfruttamento. Come vi permettete di parlare di integrazione e assimilazione che non significano altro che spogliare i soggetti deportati della loro identità, storia, cultura, coesione sociale, per essere snaturati e diventare Dalit, casta subordinata ai colonizzatori?

Alla resa dei conti, è sempre una questione di lotta di classe. Gruppi dirigenti che, assistiti dal colonialismo, sono lieti di liberarsi degli strati di popolazione, soprattutto giovani, che potrebbero contestarne politiche e poteri; dominanti del mondialismo che, deportando e neutralizzando soggetti di una potenziale lotta di classe e per la sovranità popolare/nazionale, mantengono le condizioni di dipendenza e subordinazione dei dominati, sia nelle colonie che nella metropoli.

Guardatevi in giro e vedete quale razza di integrazione lo spostamento di masse portatrici di altri riferimenti civili e sociali ha portato. Tra italiani importati e sudtirolesi colonizzati, dopo un secolo, non esiste comunicazione, nè amalgama, ma solo distanza, diffidenza e ostracismo a chi osa matrimoni inter-etnici. Tra pakistani, indiani, caraibici e britannici si tratta, a dispetto del succedersi delle generazioni, di isole del tutto separate perfino urbanisticamente. Così tra turchi e tedeschi, dove, nel quartiere berlinese di Moabit, cantato da Brecht, i palazzi dalle forme e dall’anima guglielmina guardano su un’ininterrotta teoria di locali dai profumi, costumi e frequentatori levantini, gli uni perennemente estranei e incongrui agli altri, con gli importati in eterno subordine, salvo qualche zio Tom (vedi sindaco di Londra). Idem da 300 anni in Usa tra neri e bianchi. Idem a Milano tra cinesi e autoctoni. I termini integrazione, assimilazione, meticciato, multiculturalismo, sono definizione del padrone/maestro/superiore che ti mette sotto; sono false, ipocrite e di schifosa natura razzista.




Assimilazione, integrazione uguale antropofagia
Ammantare tutto questo di buonismo e catturare i gonzi per farne i propri colonizzatori di complemento è stata la grande invenzione di un mondialismo che ha bisogno di livellare, annullare, amalgamare, deidentificare, desovranizzare e disunire le comunità consolidate dalla storia, plebizzare masse che diventino indistinte e prive di coscienza di sè. Solo così, e tramite l’ausilio tecnologico dei Frankenstein di Silicon Valley, che spersonalizza esasperando il narcisismo individualista e, al tempo stesso, lacera il rapporto con il reale e la coesione sociale , si eliminano gli ostacoli alla mondializzazione e alla relativa dittatura degli orchi del capitale.

Ogni Jus Soli “concesso” qui è uno jus soli negato nel proprio paese.
E il milione di giovani quadri siriani deportati dalla Merkel per tenere in piedi l’export tedesco, sarebbero serviti meglio all’umanità tutta se fossero rimasti in patria a difenderla dagli stessi colonizzatori che poi li “accolgono”. E i milioni di africani, afghani, bengalesi che finiscono nei nostri campi e nelle nostre fabbriche, o nelle mense Caritas di un immenso caporalato, avrebbero dovuto costruire il futuro dei loro paesi e non lasciarli alla mercè della Monsanto e dell’Exxon.

Questi giovani vengono depredati delle loro terre e dell’agricoltura di sussistenza dalle monoculture del land-grabbing. Vengono privati di un contributo alla loro evoluzione sociale e politica. Persa la terra, insieme alla loro millenaria cultura, finiscono inurbati nelle bidonville delle metropoli dove trovano Ong e missionari che gli prospettano il Bengodi in Europa. Poi, lungo la filiera da qui attraverso trafficanti e Ong varie, ci rimettono i 20-25.000 dollari rastrellati nella famiglia e si ritrovano nei campi libici (di cui Ong importatrici e Amnesty ci raccontano orrori peggiori di quelli, veri, di Abu Ghraib) e, da lì, nel bivacco di Como o della stazione di Milano. Dove su di loro lacrimano i nostri cuori. Fattisi il lifting solidale, sul volto deturpato da secoli di crimini contro l’umanità, e sparatisi il botulino griffato buonismo, continuano a fare i colonialisti delle superiori civiltà, i Manconi, lo scioperante della fame, le Boldrini l’eroina anti-fake news sgradite all’Impero, i Bergoglio del blablabla umanitario senza impegno,, i Medici senza frontiere ma con tanti elmetti bianchi...



Già, Luigi Manconi. Mio vecchio compagno in Lotta Continua. Tanto si è arrampicato sui diritti umani che come minimo Soros e tutta l’èlite mondialista gli devono un invito alla prossima adunata segreta di Bilderberg. Ha sciopericchiato per quattro giorni, a babbo (jus soli) morto, guadagnandosi quanti voti di “sinistra” e quanti paginoni del “manifesto” bastino per perpetuargli un aureo futuro. Poi ha smesso. Qualcuno gli ha ricordato che Bobby Sands e i suoi Dieci di sciopero della fame sono morti. Dopo 60 giorni. Ma quelli facevano sul serio. Per una causa vera.




Patrie


Non mancheranno coloro, troll a parte, che riterranno giustificato darmi dello spietato xenofobo e razzista per essermi espresso contro la politica delle migrazioni promosse dall’accoglienza. Il giochino è metterti sullo stesso piano di un Salvini, che è poi quello che hanno inventato per dare una faccia brutta, volgare, deforme a chi si oppone al misciume della globalizzazione e al cappio UE. Dovrebbero riflettere che, diversamente, dai buoni e bravi accoglitori, io le parti di quelli che migrano le conosco quasi tutte. E conosco chi le abita. Ed è costretto a venirne via. E perché.

Ho iniziato nel 1967, Guerra dei Sei Giorni contro la Palestina e tutti gli arabi (800mila “migranti” sparsi nel mondo) e non ho smesso più, fino ad oggi: Eritrea (migliaia di migranti da un paese libero e ben messo, sequestrati e rapiti nel paese dei balocchi dallo zuccherino dell’asilo politico automatico). Passando tra libici, sudanesi, somali, ivoriani, vietnamiti, senegalesi, siriani, iracheni, ecuadoriani, honduregni, messicani, guatemaltechi, tutti destinati alla deportazione verso “l’assimilazione, l’integrazione, il meticciato, il multiculturalismo”. Tutti nel fosso accanto allo stradone. Ho visto in Senegal lo scoglio davanti all’isola di Gorée, da cui per quattro secoli è partita la tratta degli schiavi. Quella di oggi parte da Dakar. Ho visto cos’erano prima, questi esseri umani, cos’era il loro paese prima e cosa dopo. Ho anche visto come lo sradicamento, in forme diverse, colpisca tanto loro come noi: toglierci la storia e il futuro, toglierci la comunità e il suo progetto, toglierci il nome e l’anima. Spianarci tutti. Toglierci la patria con tutto quello che significa. Che non è la caricatura che ne danno sia i micrcoimperialisti dello chauvinismo, sia coloro che, per salivare la via della mondializzazione, sono arrivati ad avere in uggia perfino la parola sovranità. “Un volgo dispero che nome non ha”.

L’accusa di razzismo e xenofobia la rivolgano allo specchio. Così gli rimbalza.

12 commenti:

  1. La nostra società, così pronta all’accoglienza e pronta a demonizzare ogni confine identitario, ha una concezione della natura dell’essere umano caratterizzata da un assoluto individualismo, dove è l’interesse personale a primeggiare; dove l’affermazione del proprio io e la sua soddisfazione diventano gli elementi principali del canovaccio del politicamente corretto; dove tutto viene svuotato di senso perché, appunto, “esistono solo gli interessi”. Se prendiamo ad esempio quello che accade al sistema americano, vediamo che la società multirazziale, ora profondamente in crisi, era tenuta insieme dalla prospettiva che la salvaguardia dell’interesse personale, che veniva prima di ogni altra cosa, fosse garantita a ogni atomo del corpo sociale dal mercato. “Ogn’uno per sé e il mercato per tutti” è stata la logica che ha intessuto il Sogno Americano. La finanziarizzazione del sistema poi ne ha portato alla luce la natura di luogo eminente di una selezione darwiniana basata sui principi di forza e spregiudicatezza. Così è diventato a tutti palese che Il mercato risulta, in realtà, fatto per concentrare il potere in pochissime mani. In precedenza, anche se l’interesse di ogni individuo confliggeva con quello degli altri, il fatto di credere che la somma degli interessi individuali potesse essere regolata dalla sua mano invisibile portava a credere di avere tutti le stesse opportunità e questo faceva sì che il sistema, apparentemente, reggesse.
    Quello che abbiamo ottenuto è, in realtà, un ritorno all’uomo ferino, uno stato che tutti temono ma additandone la colpa a un presunto conflitto identitario e confessionale che però è stato ben orchestrato da chi, da tempo, ne ha teorizzato l’avvento. In una società sì fatta l’apertura dei confini non serve a creare inclusione ma serve a trasmettere ad altri l’isolamento e la chiusura in se stessi come un’infezione da diffondere. Lo svuotamento in cui siamo indotti è funzionale a una democrazia di facciata che ci porta a sostenere i piani di una ristretta oligarchia. L’idea dell’interesse personale ci ha reso schiavi delle logiche del mercato, ci ha fatto accettare senza resistenze la diffusione di un capitalismo finanziario senza regole e una prassi politica che si muove fuori dalla logica giuridica sia a livello locale che internazionale. Da qui la tendenza generale ad accettare una politica che sappiamo non essere in grado di rappresentarci e ad accettare supinamente di essere governati da entità sovranazionali che poco sanno di noi e di ciò che ci serve veramente. La nostra società atomizzata ha svuotato di senso ogni rivendicazione sociale e istanza di cambiamento. Perché combattere e per che cosa? Ecco, quindi, la necessità di “ricompattarsi” e far sì che questi atomi partecipino di nuovo alla formazione di un “nucleo” che è la ragione per cui esistono. Per questo bisognerà ricominciare dalla famiglia, il primo nucleo preso di mira perché sta a fondamento della società, per passare poi alla comunità cittadina, nazionale, fino ad arrivare poi a pensare a una comunità internazionale che rispetti l’identità e la sovranità di ogni paese. Bisognerà fermare la globalizzazione capitalistica che sfrutta le risorse delle nazioni sottraendole ai popoli che vi abitano, portando a questo scopo guerre per destabilizzare intere aree, causa dei massicci flussi di immigrati-rifugiati. Bisognerà permettere a queste persone di tornare nelle proprie terre aiutandoli nella ricostruzione e favorendo la loro autodeterminazione. Ogni nazione europea dovrà ritrovare la sua sovranità abbandonando la UE e la NATO e sostenere la creazione di un ordine internazionale multipolare che, come dice Putin, deve avere come valori di fondo il rispetto della sovranità, della cultura, dell’identità e delle linee di sviluppo che ogni paese si dà.

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  2. Si dovranno ricostruire le comunità perché la ricchezza e il progresso nascono dalla collaborazione, dallo stare insieme, perché lì vi è la condivisione di idee, competenze, creatività, impegno. Quando si collabora si cresce, ed è così che si è prodotta l’evoluzione nel genere umano. Nella nostra società atomizzata, invece, ci si mette insieme in uno spirito di competizione, fatto più per aggredire che per costruire. Tutto quello che la “nostra” civiltà postmoderna ci propone, è contrario e ostacola questa connessione che è alla base di ogni vero progresso, quindi sarà necessaria una radicale rivoluzione dell’idea di Umanità e dell’organizzazione che questa si dà.

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  3. Salavtore Penzone@
    Non posso che ringraziarti per come nobiliti, arricchisci e sollevi alle più alte e profonde conclusioni il mio tartagliare.

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  4. @Fulvio Grimaldi
    Ti sono grato per la considerazione in cui tieni il punto di vista da me espresso che condivide pienamente il tuo. Per il resto ti posso solo esprimere l’ammirazione per il coraggio, l’umiltà e la professionalità testimoniate dal lavoro di tanti anni. Lo stesso vale per il tuo “tartagliare”, frutto, come già scrissi, dell’elaborazione di un pensiero complesso, ricco della sedimentazione delle esperienze e del vissuto di un’anima attenta e mai prona, ricco di sentimento e intelligenza.
    Con amicizia, Salvatore.

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  5. Si tratta di una storia lunga almeno 500 anni - anche se le radici affondano in un periodo ancora più lungo, diciamo ~1700 anni? - quella del colonialismo, che altro non è che un sistema di rapina a mano armata, che all'oggi, adattandosi ai tempi, si è fatto ancora più falso nelle sue recriminazioni, ma ancora più genocida nelle sue azioni, perchè oggi intende sterminare la classe media, sono già a buon punto, e poi quando si sarà tutti miserabili il processo di eliminazione verrà esteso alle masse dei poveri, questo è il loro piano, nato da una metafisica, elaborata da qualche rabbino in qualche oscura sinagoga, in cui gli uomini vengono divisi in nuove classi semanticamente sconosciute ai più, ma è un piano destinato comunque a fallire, perchè in verità noi umani non siamo creature del dio d'israele, ma figli di una natura che c'ha una cosa di bello, non si fa problema a sterminare le imperfezioni e mette in atto regole implacabili perchè applica la norma della ricerca costante dell'equilibrio, quindi quando qualcosa rompe l'equilibrio tale regola fa sì che questi elementi di disturbo vengano eliminati radicalmente, presto sarà questa la sorte di chi continua a comportarsi ed a pensare che ciò che è naturale, equilibrato, basato sulla pacifica convivenza, sia un sorpruso contro le aspirazioni tipiche degli eletti, di coloro che si sono creduti scopo finale della storia cosmica, o anche di quella terrestre, disprezzando per di più ogni cosa o forma diversa da loro, si potrebbe a questo proposito fare un lungo elenco di pazzi che si sono posti su di un piano "superiore" per poi ritrovarsi rasi al suolo, penso perciò che anche il loro tempo è prossimo, spero solo di non mancarmi lo spettacolo.

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  6. Bravo!! Quanto al "sogno americano" come diceva un arguto umorista locale, e' tale perche'la gente e' addormentata.
    Condivido completamente sia le osservazioni di Fulvio che il commento di Salvatore.
    Vorrei essere piu' ottimista ma non posso. E' in corso una guerra contro l'etnia Europea-Occidentale (anche in America, donde e' partita), da parte di forze che non si possono nominare, anche se le prove, la realta e l'evidenza sono plateali e drammatiche. Il piano Coudeneuve-Kalergi e' in pieno sviluppo e siamo alla fase pre-terminale.
    Il breve seguente video, la dice tutta.
    https://youtu.be/dz7-iuO1JpA

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  7. Ecco un'altra lista elettorale dal nome altisonante (fa venire in mente un po' i maoisti ma anche John Lennon) "potere al popolo" sponsorizzata addirittura dai compagni di "Contropiano". Quale sarebbe una delle principali rivendicazioni rispetto ai principali partiti PD, FI, M5S ed altri ancora? Udite udite, che questi partiti non garantirebbero la partecipazione femminile alla politica!
    http://contropiano.org/news/politica-news/2018/01/06/capo-politico-potere-al-popolo-099386#comment-95654Infatti il loro leader e' una donna di 37 anni ricercatrice precaria non sara' forse che chi ha uno straccio di contratto a tempo indeterminato sarebbe per questi un privilegiato?
    Comunque sembra che fanno assemblee per raccontare la storia di questa leader (linee politiche e programmi sono forse meno importanti del curriculum di una "dura e pura"). Uno dei tanti partitini per illudere gli arrabbiati?

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  8. Fulvio oggi ormai l' accusa di fascismo, razzismo e nazismo equivale all' accusa di stregoneria del Medioevo, basta poco per bollarti come fascista e spedirti al rogo, il progresso se così si può dire è che oggi il rogo è solo quello televisivo di Raitre o quello cartaceo di Repubblica (almeno per ora...).

    Andrea Rossi

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  9. Un interessante articolo contro il pacifismo di oggi da parte di Diego Fusaro.

    https://www.youtube.com/watch?v=9Fsr8-nAV84

    Riguardo allo ius soli ritengo che pur essendo giusto in via di principio, lascia implicito che il principio la cittadinanza e' gia' inflazionato e non da diritti de facto se non in minima quantita'. L'altro aspetto e' che presume il principio della "cultura superiore" cioe' che il nuovo arrivato si deve "assimilare" nella cultura, rinnegare la propria per abbracciare quella dominante. Facciamo un esempio, a fronte di tagli e licenziamenti, un ministro puo' dire "ce lo chiede l'Europa" e convincere molti italiani che e' giusto rassegnarsi. Pero' un lavoratore cinese, africano, sudamericano e' ideologicamente meno abbindolabile da questo slogan. Ma se a fronte del bastone che molti immigrati che direbbero "chi se ne frega" devono subire c'e' la carota di sperare in un loro figlio cittadino italiano e quindi europeo, il comportamento di molti potrebbe cambiare. Non scenderebbero piu' in lotta per conquiste sociali, sperando che la loro assimilazione e sottomissione possa giovare ai loro figli e quindi a loro. Un po' come facevano gli antichi romani, "divide et impera", con in piu' un ascensore sociale, forse piu' virtuale che reale.

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  10. Caro Fulvio innanzitutto ti faccio i miei migliori auguri di Buon Anno! Speriamo che sia un anno “buono”, o almeno con qualche parvenza di cambiamento positivo per tutti noi...
    Per come la vedo io, ad applicare lo Ius Soli, tanto varrebbe la pena abolire ogni cittadinanza... perché trattasi di un concetto senza senso reale! Lo Ius Soli è alla pari di Non Cittadino, perché si va ad annullare il significato intrinseco di cittadino di un paese specifico.
    Io credo che la cittadinanza di un paese si debba ereditare per sangue, cultura, origini, o conquistare per merito, come peraltro già accade adesso. Questo vuol dire che chi conquista quel diritto, lo desidera veramente, desidera integrarsi nella realtà in cui vive.
    Mentre concedere lo Ius Soli vuol dire esattamente l’opposto. Diventeremmo tutti Non Cittadini, un’accozzaglia di gente che condivide solamente lo stesso suolo (come hai ben detto tu, sono gli Stati Uniti).
    In effetti sta proprio in questo punto il perché di queste spinte... renderci un’accozzaglia di individui senza diritto alcuno!
    Suzana

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  11. Personalmente non credo che il "diritto" alla cittadinanza sia da conquistare dimostrandosi volenterosi di integrarsi. Cosa vuol dire integrarsi? Rinnegare le proprie abitudini, la propria lingua? Gettare il foulard (spesso spacciato come velo oscurantista) ed indossare i jeans? lasciare il sushi od il cous cous per la pizza margherita? Convertirsi ed andare in chiesa?
    interessante sia pure da ripulire da qualche incrostazione ideologia il commento del corriere della Sera, nel qual si ammette che le recenti chiassate in Iran sono per lo più manipolate. Qualcosa di meno banale rispetto al comune additare l'Iran alla barbarie, inciviltà ed oscurantismo, con tanto di discriminazione delle donne.
    http://video.corriere.it/iran-ondata-violenze-sospetti-cia-mossad/59ca22ba-f43f-11e7-8933-313bcfe78b3e

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  12. Fulvio, pezzo INECCEPIBILE, PURA VERITA'. Questi, forse... e lo spero, verranno ricordati (se non vi sarà una guerra atomica di proporzioni spaventose) come gli anni del neo schiavismo.
    Le finalità sono sempre le stesse, tali e quali e uguali al colonialismo dei secoli scorsi, ma con l'ipocrita e vergognosa maschera di belletto puzzolente e putrido del politicamente corretto, dei diritti umani e civili. Tutto un mucchio di bugie fuorvianti e ignobili, come coloro che le perpetrano fino allo sfinimento e alla nausea. Fanno leva sulla storiella dei diritti umani e civili per azzerare ed eliminare completamente i diritti sociali e ridurre ognuno di noi ad una massa di zombies idioti "elettromagneticamente" tele/guidati. Ci riusciranno?

    Max

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